sabato 16 luglio 2016

vacanza



Gli incontri del laboratorio continuano.
È un po’ che non scrivo perché sono stata fagocitata da altri impegni umani e lavorativi e - soprattutto - dalla chiusura dei vari corsi con i saggi.

A dire la verità, a rallentare la mia scrittura sul blog è stato più che altro il comportamento dei miei allievi…

Hanno letto il blog e questo ha scatenato un po’ di contestazioni, dubbi, perplessità, domande, rimostranze, critiche.

Non sto qua ad elencarvele, ma vi assicuro che erano tutte giuste.

Se erano corrette le critiche un po’ meno ho percepito lo fosse stato il modo di pormele.
Ma sono al corso di teatro OSF anche per imparare l’importanza della forma e come imbrigliare l’energia, incanalarla al meglio.
Però io ho perso le staffe.
Durante una discussione accesa nei toni e che metteva in dubbio il futuro del corso, non ho retto e ho sbottato. 
Come una pentola a pressione sul fuoco ho sbuffato aria bollente che conteneva molto di più della frustrazione del momento e a loro legata.

E ancora una volta ho capito che io per prima devo imparare da loro, dalla loro straordinaria capacità di mettersi in gioco, dalla loro esperienza che mai potrò raggiungere, ma che mi è dato l’opportunità di annusare, di osservare…

*****

Oggi è finita la prima parte del corso.
Si fa la pausa per le vacanze. 
Oggi non c’erano tutti, ma ho comunque avuto modo di salutarli tutti.
È una pausa necessaria. A me e a loro. Al lavoro stesso. 
C’è bisogno di far decantare, lievitare il lavoro perché diventi ciò che ho in testa.
È un tempo utile anche a me per parlare con l’OSF, prendere accordi sullo spettacolo, progettarlo, organizzarlo, guardare e sistemare il tanto materiale che ho a disposizione.

Insomma non sarà tempo vuoto questo che ci separerà.
Eppure io so che questo appuntamento mi mancherà in un modo indescrivibile.
Mi sono resa conto che queste ore con loro sono l’ago della mia bilancia interiore: se sto con loro il bilancio si riequilibra e il bene pesa più del male, il positivo ben più del negativo, la voglia più dell’apatia, il sorriso più del magone.
Il loro incontro - insieme, senz’altro, a un mio personale percorso - mi ha permesso di vedere meglio.
Vedere. Sì.
Perché io sono stata priva di vista per un po’ di tempo.
Poi nella nebbia e infine con gli occhi protetti da occhiali con le lenti scure, scurissime, che non permettevano di vedere il chiarore, neppure quando il sole era forte e splendente.

Loro, il loro incontro, il loro incanto, mi ha tolto quegli occhiali. 
Il beneficio quindi non è stato circoscritto e limitato ai nostri incontri, ma si è allargato a macchia d’olio nella mia giornata, investendo di capacità di vedere il buono e il bello ogni giorno, in ogni cosa.
Mi stanno insegnando:
La responsabilità.
L’importanza di sapersi rialzare una volta caduti.
Il prendersi carico dei propri errori, di non giudicarli, ma di utilizzarli come opportunità di miglioramento.
Ma più di tutto mi stanno insegnando il coraggio. Quello quotidiano, quello che non richiede di armarsi e partire. Che non cerca gesti eroici, ma che richiede di stare in ciò che senti e di dire qualche no.


Non potrò mai descrivere la gratitudine profonda che provo per Padre Maurizio, Fra Domenico, e tutto l’OSF che mi ha sostenuto e aiutato affinché questo progetto prendesse concretezza, perché queste persone, con le loro storie, il loro carattere, i loro spigoli e le loro morbidezze potessero entrare nella mia vita e solcare il mio cammino.

Ci fermiamo per qualche settimana, andiamo in vacanza dal corso, ma la testa e il cuore saranno ancora lì.
Con la gratitudine che si può avere verso un Maestro, verso un luogo che è d'esempio, verso un’esperienza che segna a vita.

E allora oggi ho pianto quando li ho salutati. Nel ricevere l’abbraccio di L. ho sentito la sua stretta vera, sincera, d’affetto.
Un affetto che sento di rado, ultimamente.
E ho pianto.

E la vista -  posso assicurarvelo - è diventata ancora più limpida.

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